Slow Food recensisce il vino dei Feudi |
Pubblicata in data 27/11/2004 Prodotto da uve merlot in purezza, questo vino rivela immediatamente tutta la sua consistenza con un rosso rubino molto cupo, quasi nero, brillante e impenetrabile. I profumi sono un’esplosione di confettura di piccoli frutti neri, di spezie dolci, di eucalipto, vaniglia e caffè. Così il supplemento enologico di Slow Food, l’associazione del viver e mangiar sano, definisce il carattere e l’anima del patrimò ’01: un vino prodotto e realizzato dalla rinomata azienda Feudi di San Gregorio con sede a Sorbo Serpico in provincia di Avellino. La sezione virtuale (consultabile sul sito web del movimento internazionale, nato nel 1989 a sostegno della cultura del cibo e del vino e che conta attualmente oltre 70 mila soci sparsi in tutto il mondo con sedi in Germania, Svizzera, Stati Uniti) ‘degustato per voi’ (rubrica aggiornata periodicamente) dedica, infatti, alla particolare tipologia di vino, legata alla famosa impresa vitivinicola irpina, una recensione di tutto rispetto. ‘Al gusto – si legge nel commento- l’impatto è imponente per volume e concentrazione, i tannini sono dolci e fini, l’equilibrio e la piacevolezza sorprendenti. Il finale è un lunghissimo ritorno di sensazioni di frutta, spezie e torrefazione. Questo Pàtrimo ’01 non è privo di una componente acida che fa ben sperare per la sua successiva evoluzione’. Apprezzamenti e riconoscimenti per un’azienda che rappresenta al meglio la tradizione vinicola presente in Irpinia con un marchio aziendale esportato nelle più importanti piazze d’affari nazionali ed internazionali. In poco più di dieci anni l’impresa è diventata un punto di riferimento di primaria importanza per tutta la vitienologia del Mezzogiorno d’Italia e i suoi vini sono conosciuti e apprezzati in ogni parte del mondo. I vigneti dei Feudi di San Gregorio sono facilmente riconoscibili nel territorio, innanzitutto per le elevate densità di impianto, ma anche per le severe potature che mirano a produzioni per ceppo estremamente contenute. Stefano Belfiore |