Avellino: polo della rincorsa
Pubblicata in data 10/12/2004

Nel 1994 classificata nel rating delle ‘città lontane dallo sviluppo’. Oggi, a distanza di dieci anni, il capoluogo irpino cresce e si evolve divenendo ‘polo della rincorsa’. Ad evidenziarne la progressione, l’ultima indagine condotta da Rur (associazione per le città italiane, Rete Urbana delle rappresentanze)-Censis sui 103 capoluoghi di provincia ed orientata ad analizzare il sistema urbano italiano mediante una lettura completa ed intelligente di quelli che sono i principali fattori che determinano l’evoluzione o l’involuzione dell’assetto cittadino. Lo studio si propone, quindi, di fornire un quadro aggiornato per classificare le città secondo tipologie definite da aspetti e tendenze comuni. Attraverso una cluster analysis è stato possibile differenziare le città secondo il contesto socio-demografico, la strutturazione e l’orientamento del loro tessuto produttivo, i servizi disponibili, i livelli di benessere dei cittadini e le opportunità per lo svago e il consumo culturale sul territorio: aspetti che, nel tempo, hanno visto delinearsi specificità e fratture all’interno del contesto italiano. Utilizzate 49 variabili attive e 38 illustrative per un totale di 87 indicatori che dal contesto produttivo (intensità e le dinamiche recenti delle attività economiche, presenza di imprese della knowledge economy, di professionisti, di lavoro flessibile) arrivano fino al settore turistico comprendente la dotazione di centri per lo svago e strutture ricettive. Mediante questo set di variabili, l’analisi determina una gerarchia urbana per gruppi omogenei, utile per definire possibili scenari evolutivi. In pratica, le 103 città sono state suddivise per classi. La cluster analysis le seziona in sei insiemi ben distinti e delineati, con una immagine sintetica, relativa ad ogni categoria, per definire meglio il senso del raggruppamento. Le città, infatti, sono state suddivise in gruppi di aquile (le aree metropolitane), falchi (le città dello sviluppo), pellicani (i centri produttivi), gabbiani (le città a benessere maturo), rondini (poli della rincorsa), anatre (le città arretrate), a seconda del livello di sviluppo economico. Dalla penultima analisi condotta nel 1997, Avellino progredisce nella graduatoria di novembre 2004, passando dal gruppo ‘città lontane dallo sviluppo’, l’equivalente attuale dell’ultima categoria, a quello odierno definito ‘poli della rincorsa’. Segno, questo, di uno oggettivo ma graduale passaggio in avanti del capoluogo di provincia che fuoriesce dalla classificazione di crisi in virtù di una buona vivacità orientata a raggiungere i livelli medi nazionali. Assieme ad Avellino, Bari, Benevento, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Chieti, Cosenza, Frosinone, Isernia, L’Aquila, Matera, Nuoro, Oristano, Potenza, Ragusa, Rieti, Salerno, Sassari e Vibo Valentia. Si tratta, secondo lo studio, di 20 città antitetiche alle solidità di fondo per le loro caratteristiche legate ad una struttura demografica giovane (l’indice di dipendenza giovanile è del 20,6%). Esistono alcune buone performance di flusso ma in ritardo rispetto ad alcune importanti variabili socio-economiche. Sono realtà che lasciano trasparire aspetti di transitorietà e incertezza, ma comunque una buona dinamica e vivacità, sia economica che demografica che lasciano aperte prospettive di crescita. Assumono, insomma, una posizione intermedia tra realtà in pieno sviluppo e realtà in difficoltà. Relativamente alla struttura economica, è superiore alla media la variazione intercensuaria, sia in termini di crescita delle unità locali (33,3 per cento) che degli addetti (8,1 per cento), a conferma di un Sud che pur non recuperando del tutto le posizioni più arretrate e non acquistando margini di solidità, comunque presenta livelli di dinamicità. Incide, tuttavia, negativamente sugli aspetti di benessere l’alto tasso di disoccupazione pari al 14,2 per cento. Mentre i depositi bancari per abitante sono superiori soltanto a quelli delle città arretrate (12.200 euro). Stefano Belfiore