Artigianato: all'Irpinia il primato regionale |
Pubblicata in data 26/2/2005 Positiva incidenza dell’imprenditoria artigiana in provincia di Avellino. L’Irpinia risulta infatti in Campania la realtà territoriale che registra la percentuale più elevata (18,9 per cento) delle imprese artigiane rispetto al totale delle aziende locali (43.816). Immediatamente dietro Salerno (18,8 per cento). A seguire Benevento (15,9 per cento), Caserta (15,0 per cento), e Napoli (11,6 per cento). Il dato emerge dall’indagine resa nota, martedì 15 febbraio, da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione periodica sulla natimortalità delle imprese artigiane condotta da InfoCamere (la società consortile di informatica delle Camere di Commercio). Scendendo nel dettaglio della microanalisi provinciale, in Irpinia si contano 8288 imprese artigiane con un saldo positivo pari a 56. Il dato di stock risulta essere non consistente dal punto di vista quantitativo se equiparato con gli indicatori rilevati per le altre province campane che registrano cifre numeriche superiori ad eccezion fatta di Benevento (5626). Allargando poi la valutazione sul campo nazionale, lo studio Unioncamere mette in evidenza saldi positivi in tutte le circoscrizioni territoriali: prima fra tutte il Nord-Est con +5.807 unità. Rispetto al 2003 tutte le circoscrizioni registrano un miglioramento del tasso di crescita, fatta esclusione del Centro (0,93 per cento lo scorso anno contro 1,07 per cento nel 2003) a causa del rallentamento che ha interessato Lazio, Umbria e Marche, mentre la Toscana (+1,52 per cento) si colloca ben al disopra della media nazionale (+1,26 per cento), triplicando il tasso di crescita regionale del 2003 (quando fu dello 0,45 per cento). In termini relativi, la crescita maggiore si registra in Calabria (+2,76 per cento), seguita dalla Sardegna (+2,56 per cento) e dall’Emilia Romagna (+2,10 per cento). A quest’ultima regione va tuttavia il primato della crescita in termini assoluti, grazie al saldo di 2.966 unità. A ruota segue la Lombardia, con 2.633 imprese artigiane in più, mentre il Veneto (+2.045 imprese) chiude la classifica del contributo maggiore alla crescita numerica del comparto artigiano nel 2004. Uniche regioni a chiudere l’anno con un bilancio negativo sono state la Basilicata (-61 imprese) e la Sicilia (-6, praticamente in equilibrio). Trend positivo, invece, per la Campania che passa da un tasso di crescita pari a 0,58 per cento del 2003 all’1,62 per cento del 2004. Un segnale senza dubbio confortante considerato il tasso di crescita nazionale dell’1,26 registrato lo scorso anno. In buona sostanza, l’allargamento della base imprenditoriale dell’artigianato (sul territorio italiano) dal punto di vista dei settori, secondo Unioncamere, si deve totalmente (e in misura più che proporzionale) al solo settore delle costruzioni. In dodici mesi le imprese edili artigiane sono aumentati di oltre 24mila unità, corrispondenti ad un incremento dello stock del 4,87 per cento nell’anno. Di queste imprese, 10.516 (il 43,5 per cento del saldo settoriale) fanno capo ad un titolare immigrato nato in un paese al di fuori dell’Unione Europea. Per trovare un altro settore con il saldo in attivo bisogna scendere alle 4.134 imprese in più registrate negli altri servizi pubblici, sociali e personali. Terzo ed ultimo settore ad offrire un contributo positivo alla crescita degli artigiani è l’agricoltura, con 644 unità in più. Tutti gli altri hanno chiuso l’anno con bilanci sostanzialmente in equilibrio o in rosso. Tra questi ultimi il principale è il settore manifatturiero, nel quale il saldo pur positivo di imprese individuali condotte da immigrati (+1.265 in dodici mesi) non riesce a compensare la perdita di imprese nazionali (-5.262), limitando il deficit del settore a –3.997 imprese. Stefano Belfiore |