Parte Exposcuola
Pubblicata in data 8/11/2007

Taglio del nastro questa mattina al polo di Atripalda di Exposcuola 2007. La sede irpina dell’ottavo salone internazionale del confronto tra le proposte formative dell’Europa e del Mediterraneo è stata inaugurata da personalità e rappresentanti delle istituzioni cittadine e della provincia di Avellino. Alla cerimonia erano presenti il sindaco di Atripalda, Aldo Laurenzano, il vice presidente dell’Amministrazione provinciale, Giovanni Colucci, il provveditore agli Studi, Rosa Grano, il vice comandante dei vigili del fuoco, l’ingegnere Valente, e diversi assessori e consiglieri comunali della cittadina del Sabato. Con loro, a fare da cicerone all’interno degli stand e dei percorsi didattici e formativi della quattro aree tematiche in cui è diviso il polo, Amilcare Acerbi, presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Exposcuola. Ad accogliere gli ospiti, invece, il saluto musicale a cura della Classe di Musica d’Insieme per fiati del Conservatorio “Cimarosa”, diretta dal maestro Eugenio Ottieri. Dopo il taglio del nastro, quindi, è iniziato un breve tour dei locali situati al piano inferiore della struttura atripaldese. Qui i rappresentanti delle istituzioni irpine hanno potuto osservare i progetti portati in esposizione dalle scuole e dai vari enti che partecipano attivamente alla kermesse. E dare un sguardo ai laboratori già funzionanti. L’itinerario di visita al salone si è concluso con una rappresentazione, in costumi medioevali, del liceo “De Sanctis” di Salerno. A seguire la conferenza stampa di presentazione di Exposcuola 2007, svoltasi nella “sala eventi”. Prima di dare la parola ai relatori, è stato proiettato il video di presentazione della kermesse. Un montaggio molto suggestivo di scene di vita vissuta sullo lo sfondo e con la colonna sonora di un celebre brano di John Lennon. Ad aprire gli interventi il sindaco Laurenzano che ha così, di fatto, inaugurato la manifestazione sotto l’aspetto dei suoi contenuti. “E’ motivo di grande soddisfazione – ha detto – trovare una scuola viva, che palpita, attiva. Questa è la prima volta che partecipo all’evento e venendo qui stamattina mi ero chiesto il significato della manifestazione. Mi è bastato entrare e fare un giro per gli stand per capirlo… La scuola cambia quando si apre all’esterno, quando si confronta. E questo attraverso Exposcuola è stato fatto e si continua a fare. Credo che almeno questa sfida è stata vinta, tanto e vero che non si parla più, ‘semplicemente’, di Exposcuola ma di Parco scolastico del Mezzogiorno. Cioè di offerta formativa a 360 gradi, di lotta alla dispersione scolastica e, soprattutto, di legami saldi tra la scuola e il territorio…” Più improntato sulla funzione che in prospettiva potrà assumere il polo di Atripalda e di conseguenza l’Irpinia, dentro e fuori alla manifestazione, il discorso di Colucci: “Abellinum, i reperti di assoluto valore, il parco archeologico e la sua storia possono far assumere senza dubbio ad Atripalda un ruolo di promozione nel turismo scolastico dell’intera provincia. Tirando in ballo anche Avella, Mirabella e Prata P.U., altri centri irpini di sicuro rilievo nel panorama culturale e storico della nostra terra, dove sono ancora visibili i segni delle civiltà e dei popoli che in passato vi hanno abitato. E’ chiaro che questo non basta ma è un buon punto di partenza per cominciare a valorizzare in maniera intelligente i prodotti e le bellezze locali. La Provincia, e lo dico anche come assessore al Bilancio, non si tirerà indietro dal collaborare ad iniziative del genere”. Infine la parola alla dottoressa Grano: “Non è la prima volta che partecipo ad Exposcuola. Ci sono già sta, ma in un’altra veste, nel 2000. Proprio l’anno della sua prima edizione. Allora ero ispettore tecnico e giravo per le scuole per verificare ciò che succedeva. Da questa esperienza maturata, dunque, posso dire con cognizione di causa che Exposcuola rappresenta un processo di innovazione straordinario, un osservatorio-laboratorio che tratta e insegna i giovani a confrontarsi su temi di forte impatto culturale. Questi percorsi sono fondamentali. Il messaggio da cogliere è sempre quello di evitare l’omologazione. Creare delle teste ben fatte e non ben piene… Con il partenariato solidale promosso da Exposcuola, non solo la scuola può migliorare ma soprattutto può uscire dai programmi e far guardare oltre i ragazzi. Proprio perché devono sentire l’esigenza di riflettere, che poi è il tema della kermesse di quest’anno, su un semplice concetto: ‘m’importa… dunque sono!”. Pochi minuti di pausa e poi il via al dibattito “Legalità? Sì… Bullismo? No, grazie”. Al front-line il magistrato della Corte d’Appello di Salerno, Bruno De Filippis e il questore di Avellino Antonio De Iesu. Gremita la “sala eventi”, dove hanno preso posto anche gli studenti delle scuole che hanno partecipato al progetto “Gli avamposti della Legalità”. “Non bisogna guardare troppo lontano – ha detto De Filippis – per trovare esempi di illegalità. Non è necessario parlare di mafia o criminalità organizzata. Piccoli fenomeni sono anche intorno a noi, tutti i giorni. Uno di questi è proprio il bullismo, una volontà di prepotenza contraria al valore della solidarietà. Proprio questi due concetti, infatti, rappresentano i poli della questione. E i ragazzi devono scegliere a quale dei due avvicinarsi. Difendere un amico in difficoltà o disprezzare palesemente atteggiamenti di sopraffazione è già una buona strada. Restare anche solo indifferenti equivale, invece, a offendere o aggredire in prima persona”. La presenza al dibattito del questore De Iesu è stata anche l’occasione per ricordare il sito della Polizia di Stato e in particolare la brochure realizzata dalla questura di Avellino dedicata ai ragazzi e al fenomeno del bullismo. “La convivenza civile – ha detto De Iesu – non può esistere senza regole e la loro applicazione. La legalità del fare, però, non deve essere un concetto astratto da declamare durante un convegno ma deve essere attiva e concreta. Non è una questione di sanzioni. Nelle società evolute, infatti, la loro applicazione è molto modesta, proprio perché queste hanno abolito alcuni comportamenti che, nell’eventualità si riproponessero seppur episodicamente, verrebbero contestati e condannati dagli stessi cittadini. E’ a questa cultura che bisogna puntare. Le forze di polizia non possono essere forze di repressione, il loro vero obiettivo è il contenimento. Specie nella scuola il nostro ruolo è molto marginale. Gli atteggiamenti sbagliati, la legge del più forte, si combatte dal di dentro. Certo non serve punire il bullo sospendendolo dalle lezioni. Meglio sarebbe imporre un servizio sociale, l’assistenza a chi soffre. Solo così, il giovane, accostandosi a situazioni di dolore, può porsi il problema se ciò che fa è giusto o sbagliato e riallinearsi ad una condotta sana... In linea generale stiamo cercando di attivare il più possibile i poliziotti di quartiere. Una figura che deve stare a stretto contatto con la gente, recepirne i problemi e, quindi, dare risposte concrete. Purtroppo c’è molta diffidenza della gente nelle istituzioni e questo problema può essere superato solo accorciando le distanze con un agente che stia più tempo possibile in strada, vicino ai cittadini”. Il premio “Avamposti della legalità” è stato assegnato alle seguenti scuole irpine: Scuola Media “Pironti” di Monitoro Inferiore; Direzione Didattica di Monitoro Inferiore; Istituto Comprensivo - San Tommaso - Avellino; Scuola Media - San Tommaso – Avellino, Istituto Comprensivo “Ugo Foscolo” di Quindici; Istituto Comprensivo “Cassitto” di Bonito; Istituto Comprensivo di San Martino Valle Caudina. Nel pomeriggio l’incontro con la professoressa Adele Cavallo e Mimmo De Simone, rispettivamente, presidente e consulente formazione Mo.Vi., sull’attualità di “Lettera ad una professoressa, celebre libro di Don Lorenzo Milani, di cui quest’anno ricorre una duplice ricorrenza: il 40esimo anniversario della morte e della pubblicazione dello stesso notissimo testo. L’obiettivo del sacerdote, all’epoca dei ragazzi di Barbiana, era costruire una scuola di massa, aperta, egualitaria, accogliente e ospitale. Una scuola, insomma, capace di trasformarsi in uno strumento di riscatto per i poveri e gli emarginati. Questo è stato anche il filo conduttore del discorso dei due illustri ospiti che hanno portato ai ragazzi in sala diversi esempi su come ogni materia di studio deve essere insegnata e imparata rivedendo le modalità di approccio. “E’ questo il compito di una scuola – hanno detto - che non deve soffermarsi solo su cose tecniche ma aprirsi innanzitutto al territorio che la circonda. Ai suoi fenomeni, ai suoi problemi, alla sua società, alle sue istanze. Più questioni pratiche, dunque, prima di passare alle nozioni che, certo, devono essere assimilate ma in un contesto diverso e più vicino alla realtà”.